Il Vecchio cimitero di Arsita rappresenta una delle pochissime emergenze storico-culturali del paese che può essere compreso solo se si conosce la storia di Arsita.
Nel 1830 finalmente Arsita riacquisisce l’autonomia municipale persa nel 1810 per opera dei Francesi e si rese subito necessario risolvere diverse problematiche. Fra le più urgenti sicuramente si posero la costruzione di un edificio da adibire a sede comunale, la costruzione di un moderno luogo di sepoltura conforme alle nuove norme di sanità pubblica, il restauro della chiesa parrocchiale, la sistemazione delle strade cittadine e delle vie di accesso del paese, unitamente alla costruzione di ponti per l’attraversamento di torrenti circondanti l’abitato.
Gli incarichi furono affidati all’architetto della vicina Penne, Federico Dottorelli che in breve tempo avviò i progetti finalizzati al ripristino dello stato del paese. La realizzazione del Camposanto testimonia la notevole energia con cui il ritrovato Municipio affrontò l’adeguamento alle nuove esigenze della comunità arsitana. Il progetto del camposanto prevedeva la realizzazione di un muro perimetrale alla superficie e la presenza di due cappelle e di un ossario, oltre che della realizzazione di due corpi di fabbrica antistanti l’ingresso. Per la realizzazione dell’opera venne scelto un pianoro bosco a picco sul fiume che ancora oggi appare come un luogo di pace che induce al raccoglimento e alla meditazione. Il cimitero venne abbandonato nel 1950.

Formazioni appartenenti a diversi tipologie vegetazionali dagli Erico-Pinetea (ostrieti primitivi alpini) a quelli dell’Italia settentrionale, dell’Italia peninsulare del (Laburno-Ostryenion) e quelle dell’Italia meridionale e insulare (Pino calabricae-Quercion congestae). Specie guida: Ostrya carpinifolia (dominante) (a), Acer monspessulanus, Cercis siliquastrum, Fraxinus ornus, Anemone appennina (b).
Si tratta di aree agricole tradizionali con sistemi di seminativo occupati da cereali autunno-vernini a basso impatto e quindi con una flora compagna spesso a rischio.
Si tratta di consorzi dominati dal faggio che si sviluppano su substrati marnoso-arenacei o su suoli piuttosto evoluti. Specie guida: Fagus sylvatica (dominante), Centaurea montana, Hieracium murorum, Staphylea pinnata (caratteristiche), Anemone nemorosa, Asarum europaeum, Avenella flexuosa.
Foreste alluvionali multi-stratificate dell’area mediterranea caratterizzate. Specie guida: Populus alba, Populus tremula (dominanti), Alnus glutinosa (c), Fraxinus angustifolia, Salix alba, Ulmus minor (d), Brachypodium sylvaticum, Clematis vitalba.
E’ una categoria ad ampia valenza che spesso può risultare utile per includere molte situazioni post-colturali. Difficile invece la differenziazione rispetto ai prati stabili. Specie guida: Leontodon autumnalis (f), Lolium perenne, Poa pratensis, Phleum pratense, Taraxacum officinale, Trifolium repens.
Si tratta delle formazioni dominate, o con presenza sostanziale, di Quercus pubescens, che può essere sostuita da Q. virigiliana o Q. dalechampii. Specie guida: Quercus pubescens (g), Q. dalechampii (dominanti), Cytisus sessilifolius.